Pieve di Cento, la smart city dalle macerie

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20 maggio 2012 ore 4.04 la terra in Emilia trema. Crolli, morti, paura. Passano solo nove giorni: 29 maggio 2012 ore 9.04 una seconda scossa molto forte polverizza interi centri urbani, creando disagi e panico. Immagini incise nella memoria, intere comunità distrutte, lacrime e disperazione.

Il tempo del dolore però dura poco, la gente emiliana dimostra la sua tenacia, la sua forza e si rialza. In pochi mesi molte attività riaprono i battenti all’interno di improvvisati negozi mobili, le scuole accolgono studenti impauriti, il cuore delle cittadine di provincia riprende piano piano a battere. Sono passati quasi due anni e resta il ricordo di una tragedia ma gli animi sono alti e la voglia di andare avanti non ha mai ceduto al vittimismo. Quasi due anni e i centri cittadini hanno indossato nuovi abiti, le torri sono illuminate di nuove luci e i comuni, anche quelli più piccoli sono rinati. In questa nuova geografia Pieve di Cento – un piccolo comune di 7mila abitanti in provincia di Bologna – è risorto sotto il segno dell'innovazione diventando così il simbolo di un’eccellenza che in Italia resta ancora un’eccezione.
Pieve di Cento rinasce dalle sue macerie, recupera ciò che resta e approfitta della ricostruzione per dotarsi di nuovi sistemi informatici, si trasforma in smart city Pieve di Cento rinasce dalle sue macerie, recupera ciò che resta e approfitta della ricostruzione per dotarsi di nuovi sistemi informatici, si trasforma in smart city: i residenti avranno a disposizione in casa la banda ultralarga grazie alla tecnologia FTTH - Fiber To The Home. Oggi fornisce le maggiori performance possibili consentendo alla fibra ottica di arrivare direttamente all'utenza senza intermediazioni di altre tecnologie. Un modello di innovazione a costo zero per il Comune, reso possibile dalla combinazione di più elementi portanti: la semplificazione amministrativa operata dal Comune e la disponibilità delle tubazioni di sua proprietà, dall’investimento del piccolo operatore locale Nexus srl per la realizzazione del cablaggio in fibra ottica e grazie alla rete di Lepida SpA, società in house di telecomunicazioni e servizi online degli enti locali emiliano-romagnoli. Una vera autostrada digitale che fa del piccolo centro del bolognese un vero laboratorio, dove potranno essere sperimentati modelli di innovazione tecnologica.
“Con questa operazione attuata in soli sei mesi – ha detto con orgoglio il sindaco Sergio Maccagnani - abbiamo definito un modello virtuoso di collaborazione tra pubblico e aziende private locali che, se replicato, potrebbe consentire di superare il digital divide anche nei piccoli e medi centri urbani di scarso interesse per i grandi operatori di telefonia”. Orgoglio condiviso dall’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Pirani che guarda oltre quando afferma che “l’operazione se attuata anche altrove potrebbe portare ad obiettivi importanti per altro fissati dal Rapporto Caio”. Parliamo delle aspettative inscritte nell’analisi redatta dal gruppo di esperti internazionali, incaricati dal Commissario di Governo per verificare se l’Italia è o meno nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi di copertura e penetrazione della rete in banda larga e ultralarga, fissati per il 2020 dall’Unione Europea nell’ambito dei piani di Agenda Digitale. Pieve di Cento è il primo passo e per questo è diventato un modello unico in un’Italia che secondo l’ultimo bollettino datato marzo 2014 del Centro Studi di Confagricoltura risulta appunto ancora in grave ritardo, rispetto agli obiettivi fissati per il 2020: solo il 15% della popolazione dei principali centri urbani è raggiungibile da fibra ottica o da connessioni VDSL.